Nonostante i progressi fatti nei 25 anni dall’approvazione della legge 109/96 sull’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, molto resta ancora da fare: è necessario che gli immobili in possesso degli enti locali, in costante aumento, siano concretamente utilizzati in favore della collettività, altrimenti i beni inutilizzati saranno destinati ad aumentare.

Per perseguire questi obiettivi è importante riflettere sul ruolo che gli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione possono avere nella valorizzazione sociale dei beni confiscati: il loro utilizzo viene esteso senza limitazioni a tutti i settori di interesse generale citati dall’art. 5 del Cts, tra i quali rientra la riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata. Se nella co-programmazione si leggono i bisogni e le priorità di intervento, nella co-progettazione ci si occupa della progettazione e della successiva realizzazione di uno specifico intervento sociale, sfruttando risorse economiche, mobili/immobili e umane.

Secondo la Corte dei Conti le cause dell’aumento dei beni inutilizzati sono la mancanza di un sistema di raccolta dati affidabile, la ridotta disponibilità finanziaria dei Comuni e degli enti del Terzo settore, che rende difficoltoso l’avvio dei progetti di valorizzazione dei beni, e la lunghezza dei procedimenti di assegnazione.

Inoltre, secondo noi occorre adottare una logica qualitativa della gestione dei beni più che quantitativa, si deve agire in favore di un modello focalizzato sulla mobilitazione delle risorse territoriali, coinvolgendo la comunità e generando idee e progetti nuovi è necessario oggi pensare ad interventi di ampio respiro e occorre prestare particolare attenzione ai piccoli comuni, spesso privi di risorse e competenze adeguate.

Il codice Antimafia individua come attori cardini della valorizzazione dei beni confiscati i Comuni e le organizzazioni del privato sociale, quindi è evidente che l’adozione di meccanismi di co-programmazione e co-progettazione può aiutare a superare o quanto meno rendere meno critiche le problematiche evidenziate in precedenza. Come? Offrendo un valido ausilio nel superare le carenze informative, aiutando i soggetti coinvolti a costruire concreti progetti di valorizzazione del bene e a focalizzare gli sforzi sui bisogni del territorio, sulle idee e sui progetti, facilitando l’avvio di iniziative di ampio respiro.

Al fine di comprendere dal punto di vista procedurale in quale momento possono essere introdotti meccanismi di co-programmazione e co-progettazione, è opportuno soffermarsi brevemente sull’iter di assegnazione di beni confiscati: 1) Individuazione del bene, 2) Formulazione della manifestazione di interesse, 3) Formulazione del regolamento comunale per la gestione dei beni confiscati, 4) Avviso di selezione per la concessione bene immobile, 5) Assegnazione del bene al soggetto gestore (Ets) mediante sottoscrizione di apposita convenzione. Nel corso di questo lungo e complesso iter, la co-programmazione potrebbe essere un valido ausilio in fase di elaborazione del regolamento comunale per la gestione dei beni confiscati, mentre la co-progettazione potrebbe precedere, integrare o sostituire l’Avviso di selezione per la concessione del bene immobile. Per l’integrazione di questi processi occorre superare numerosi ostacoli legati principalmente a tre fattori: un approccio spesso troppo burocratico da parte della pubblica amministrazione, mancanza di competenze specifiche e scarsità di risorse dedicate allo sviluppo di questi percorsi. Inoltre, crediamo che estenderli ad un settore complesso come quello dei beni sottratti alla criminalità possa aiutare ad una migliore comprensione delle loro potenzialità.

Sulla base di studi compiuti, possiamo affermare che la co-programmazione e la co-progettazione possono divenire strumenti per creare capitale sociale. In quest’ottica, gli enti locali e gli Ets devono compiere un salto di qualità, andando oltre i ruoli consolidati e assumendo la responsabilità di “agenti di sviluppo” del territorio, affiancati e supportati dalle strutture amministrative centrali e dalle Regioni.

Fonte: Cantiere Terzo Settore

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