La “dialettica” fra Codice dei contratti pubblici (Ccp) e codice del Terzo settore (Cts) non è stata semplice sin dall’entrata in vigore di quest’ultimo. L’attesa per la riforma del Codice dei contratti pubblici era per l’inserimento di una norma di sistema, che fosse di sutura fra Cts e disciplina euro-pea dei contratti pubblici. Non più semplicemente fare salva la disciplina del Terzo settore, ma riconoscere come i rapporti fra pubblica amministrazione e Terzo settore siano parte integrante del più ampio e variegato scenario fra pubblica amministrazione e soggetti privati.
La disposizione di riferimento è contenuta all’art. 6 del dlgs n. 36/2023, interpretando la norma, si può ritenere che il legislatore si sia mosso secondo una prospettiva a cerchi concentrici. Essa ha definito un ambito ampio di rapporti collaborativi fra Pa e Terzo settore, di cui si descrivono i carat-teri salienti. Esiste uno spazio riconosciuto di discrezionalità, a disposizione di ciascuna amministra-zione, per scegliere di impostare l’esercizio della funzione amministrativa in forme di “tradizionale” esternalizzazione, oppure di sperimentare nuovi modelli relazionali.
Questi modelli sono possibili «in relazione ad attività a spiccata valenza sociale». Si tratta di una espressione che si era criticata, in fase di esame parlamentare, per la sua vaghezza. Una possibile soluzione interpretativa, nel nuovo contesto normativo e nell’ottica di una valorizzazione del principio di sussidiarietà, è che senz’altro vi siano ricompresi dentro tutti gli ambiti di attività di interesse gene-rale che si potrebbero definire “a spiccata valenza sociale ex lege” – ma che, addirittura, motivando, le amministrazioni potrebbero individuare anche altri ambiti di attività «a spiccata valenza sociale», in ambiti ulteriori a quelli già riconosciuti dal Cts (ad esempio, le nuove forme di imprenditoria co-munitaria, che significativamente si stanno diffondendo nel Paese). Pertanto, la capacità espansiva del principio di sussidiarietà, porta ad ipotizzare addirittura un allargamento possibile degli orizzonti dell’amministrazione condivisa, purché questa si realizzi fra Pa ed enti del Terzo settore.
Fonte: Cantiere Terzo Settore