L’effetto pandemia si fa sentire anche sulle Ong italiane, chiamate ad intervenire sulle nuove povertà e sulla salute. Secondo i dati di Open Cooperazione del 2021 è l’Italia il Paese dove viene messo in campo il numero più alto di progetti. Sono 917 quelli realizzati nel 2021 da 70 organizzazioni. All’estero si conferma il primato dei paesi africani: Mozambico, Etiopia, Uganda, Kenya, RD Congo, Burkina Faso e Senegal restano i paesi dove le Ong realizzano più progetti. Unici paesi non africani nella top 10 sono Libano e Siria. Educazione e istruzione restano i temi predominanti dei progetti delle Ong, seguono l’emergenza, l’aiuto umanitario e la salute. Inoltre l’attività delle Ong corrisponde alla nuova agenda della politica.
Una crescita spinta in particolare dalle grandi organizzazioni che registrano rilevanti incrementi delle entrate. È il caso di Save The Children che si conferma la prima organizzazione con un bilancio di oltre 133 milioni, di Avsi che balza al secondo posto con un incremento di oltre 26%, di Emergency che cresce del 37% passando da 48 a 77 milioni e di Weworld. Faticano invece le organizzazioni medio-piccole.
Resta stabile rispetto agli anni precedenti la composizione delle entrate, per le Ong il rapporto tra fra fondi pubblici e fondi privati si attesta rispettivamente a quota 60% e 40 per cento. I fondi pubblici alle Ong arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, il 35% dall’Agenzia italiana per la Cooperazione, un altro 35% dall’Unione Europea, poco più del 17% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il restante 12% da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.

Fonte: Open Cooperazione

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