Alla fine degli anni ottanta, in una Italia con tre milioni di disoccupati, gli Uffici di collocamento ripetevano stancamente il rituale dei timbri sul libretto di lavoro e delle chiamate numeriche. Di politiche attive del lavoro si parlava solo tra specialisti e l’inclusione lavorativa delle fasce deboli non interessava quasi a nessuno.
È in tale contesto che un giovane padre di famiglia rimasto senza lavoro, entra in oratorio e dice al direttore queste parole: “Parrinu, si mi nni vaiu a rubbari, chi è, piccatu? Iù aia campari a famigghia. Lei ma aiutari!” (“Prete, se me ne vado a rubare, faccio peccato? Io devo mantenere la mia famiglia! Lei mi deve aiutare”). Parole indimenticabili, anche dopo 32 anni, ricorda don Enzo Giammello, il fondatore del Centro Orizzonte Lavoro. Parole che lasciarono il segno. Alessandro (chiamiamolo così) apparteneva ad una famiglia difficile del popolare quartiere di Nesima Superiore, a Catania: il padre e un fratello si trovavano in carcere, un altro fratello gli era stato ammazzato.
Nella grande piazza antistante lo stesso oratorio, diversi giovani, da un giorno all’altro, comparivano cavalcando una bella moto e con un giubbotto di pelle firmato. Cosa era successo non aveva bisogno di spiegazioni: erano entrati a far parte della criminalità organizzata, la sola pronta a dar loro fiducia, senso di appartenenza, identità, status sociale, “lavoro” e “cassa integrazione”. Se uno di questi giovani cede, è certo responsabile. Ma di chi è la colpa?
Ancora oggi, tre milioni di persone vivono la disoccupazione come fallimento personale (“Mi dica, chiedeva Giulia, 32 anni, sono io che sono fatta male, visto che non trovo lavoro?”), sono tormentati dalla noia e non sanno perché alzarsi al mattino, sperimentano la depressione o un senso di frustrazione, sentimenti di colpa, calo dell’autostima o vivono con la vergogna di non riuscire a realizzare se stessi sentendosi inutili. Sono storie che fanno male. Come non sentire ognuna di queste situazioni come un doloroso pugno nello stomaco?
Davanti a tante sofferenze del genere, non si poteva restare indifferenti. Né soddisfatti, per il solo fatto i giovani li si preparava a ricevere i sacramenti e si organizzava in maniera sana il tanto e vuoto tempo libero. Don Bosco, il fondatore dei Salesiani che gestivano la locale parrocchia con l’annesso oratorio, non sarebbe rimasto a guardare.
Fu così che la comunità salesiana che gestiva l’opera di Nesima e un gruppo di volontari appartenenti a vari rami della stessa Famiglia religiosa decisero che si doveva fare qualcosa. Avendo chiaro che non si poteva improvvisare, si capì che bisognava acquisire le necessarie competenze e predisporre un serio progetto di intervento, perché non sarebbe stato sufficiente aprire un “centro d’ascolto”. Si sarebbero dovute dare delle risposte concrete, nei limiti, certamente, delle umane possibilità.
Furono necessari due anni di preparazione, finché, il 6 dicembre del 1989, Giovanni, Saro, Melo, Luisa, Maria, Enza, Piero, Giacomo, Francesco, Sabina, Daniele, Enzo, Martina, Edoardo, Palmina, Salvina e Maurizio, recandosi dl notaio, costituirono la cooperativa Centro Orizzonte Lavoro. Il giorno dopo, i servizi, con molta umiltà e in punta di piedi, presero piede.

COL La nostra storia

Da allora, sono stati raggiunti una serie di risultati incoraggianti. Ne elenchiamo alcuni: orientamento scolastico-professionale rivolto a non meno di 13,000 giovani; servizio di informazione e aggiornamento prestato via internet con due diverse newsletter, una relativa ad un’ampia serie di opportunità formative e lavorative, girata settimanalmente a 13.500 persone in cerca di una occupazione, la seconda sui bandi e le opportunità di finanziamento man mano disponibili per gli enti del Terzo settore, inviata ad oltre 18.000 destinatari; accoglienza e oltre 12.000 colloqui e interventi formativi realizzati con l’obiettivo di educare al lavoro e alla cooperazione, orientate e accompagnate verso una occupazione dignitosa o il lavoro autonomo; ottenute circa 600 assunzioni (il dato riguarda solo gli inserimenti lavorativi di cui si è avuta notizia); promozione della cultura d’impresa e cooperativa con non meno di 650 utenti; supporto a diverse decine di gruppi di giovani interessati a mettere su una cooperativa (costituite nove cooperative e numerose imprese individuali composte anche da persone ex-tossicodipendenti ed ex-detenute; portati a buon fine 91 interventi formativi prestato i a persone, gruppi e organizzazioni varie (enti del terzo settore, comuni, scuole, parrocchie) sulle tecniche di ricerca attiva del lavoro, le abilità sociali, la raccolta fondi, il lavoro per progetti e il servizio civile.

In un tempo in cui sono purtroppo tanti coloro che non studiano, né lavorano, né cercano il lavoro, non c’è dubbio che i giovani hanno bisogno di essere stimolati a fare la loro parte, nella consapevolezza che il futuro non si attende, ma si costruisce, rinunciando a coltivare attese irrealizzabili, operando scelte formative più concrete e in linea con i possibili sbocchi occupazionali, mettendosi in gioco senza mai arrendersi di fronte ai ripetuti fallimenti e investendo su se stessi con l’acquisire, anche senza pretendere una retribuzione, quelle competenze senza delle quali non si è occupabili. Per tutto questo, il taglio dato all’intervento, sulla scia di S. Giovanni Bosco, si decise che doveva essere quello educativo.

Giunti al 2020, l’avventura quotidiana del Centro Orizzonte Lavoro, lunga adesso trent’anni, intende celebrare questo suo impensabile anniversario potenziando i suoi servizi e lanciandone di nuovi, che verranno offerti nei prossimi mesi. Intanto, la disponibilità on line di questo nuovo sito consente già di consultare e scaricare un’ampia serie di interessanti e utili materiali su tutta una serie di argomenti, che spaziano dai problemi del lavoro e dell’impresa a quelli del Terzo settore e della sua riforma in atto, dalle pari opportunità al fund raising e al Servizio Civile Universale.
La progettualità della cooperativa non si è mai basata, infatti, sul mettere su uno sportello. La sua attività è stata molto di più, improntata all’accoglienza della persona, al rapporto umano e alla promozione del protagonismo giovanile e del Terzo settore, al fine di elevare il benessere della comunità e contribuire al passaggio dalla diffusa mentalità passivo clientelare ad un atteggiamento attivo e responsabile. Abbiamo cercato di essere un punto di riferimento, per quanto piccolo, nel quale i giovani si sentissero accolti, ascoltati nei loro bisogni e aiutati a prendere coscienza delle proprie potenzialità, anche attraverso il bilancio delle competenze.
Il Centro Orizzonte Lavoro non ha mai pensato che il proprio compito fosse quello di sostituirsi allo Stato o al mondo delle imprese, cui spetta creare lavoro, bensì, in qualche modo, quello della levatrice durante il parto: essere un facilitatore che rimane accanto alle persone, lasciando che siano loro a compiere lo sforzo necessario per portare a compimento il loro sogno.
Con un mix di volontariato e professionalità, la cooperativa ha sempre cercato (è questa la sua mission) di muoversi come un compagno di viaggio che sceglie di con-promettersi nella logica dell’incarnazione. Ed è in ossequio a questa logica che i servizi prestati e che si continuano a prestare, si sono sempre mossi e continueranno a muoversi in un orizzonte di senso e per la loro capacità di produrre quei risultati che quanti sono privi di lavoro si attendono. Dei servizi attualmente erogati, una volta riaccesa la fiducia e la speranza in un futuro tutto da costruire, ne elenchiamo qui solo alcuni: accoglienza, informazione e consulenza, orientamento e formazione, work bank aggiornata settimana dopo settimana per promuovere l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, sostegno all’autoimprenditorialità, specialmente cooperativa, per via della sua concezione di una occupazione dalla dimensione solidale e sociale, promozione e consulenza offerti al Terzo settore in ambito civilistico e organizzativo, aggiornamento costante sui bandi di finanziamento diretti alle tante organizzazioni che servono il Paese e, in esso, le persone che dalla vita hanno ricevuto di meno e che, per questo, hanno diritto a ricevere di più.
Anno dopo anno, l’esperienza ci ha insegnato che non basta indicare la strada, suggerire il cammino da intraprendere, non basta motivare, informare, orientare. Si tratta di condividere un percorso che accompagni verso una occupazione dignitosa da intendere, prima che quale fonte di sostentamento per se e la propria famiglia, come vocazione.
Badando a non cadere in una sorta di delirio dell’onnipotenza, per cui si può fare tutto da soli, ma agendo con una strategia delle connessioni, lavorando cioè sempre in rete. Cosa che è avvenuta, per citare solo alcuni nodi della rete, con decine di Enti locali, l’Ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro, la Caritas diocesana, l’UEPE, l’USSM e numerosi enti del privato sociale.
In questa logica, il Centro Orizzonte Lavoro è stato coinvolto nei progetti di numerose diocesi ed è stato invitato da molteplici Comuni e province a gestire vari servizi, mediante l’affidamento di incarichi. La cooperativa è stata convocata e ascoltata dalla Commissione Nazionale Antimafia e dalla Delegazione Tunisina per la lotta alle povertà estreme ed è stata chiamata a portare la propria esperienza al convegno delle chiese di Sicilia tenutosi ad Acireale (CT), a quello delle chiese d’Italia tenutosi a Palermo e ad altri appuntamenti di livello nazionale, organizzati dalla congregazione salesiana per i direttori di oratorio, per i parroci e per le organizzazioni impegnate contro il disagio e l’emarginazione.
Tante negli anni, come è logico, le difficoltà e i limiti, davanti ai quali spesso ci si è sentiti inadeguati ed è venuta la tentazione di tirare i remi in barca. E tra un consenso pressochè generale, non sono mancati alcuni bastian contrari, né qualche assordante silenzio.
Vaso di coccio, la cooperativa non ha mai contato nei palazzi. Alle proteste ha sempre preferito le proposte e il servizio. Un servizio paziente che non ha paura dei problemi, né di mettersi in gioco.
Contenti (ma non soddisfatti) per i risultati ottenuti, fiduciosi di avere più futuro che passato, l’augurio che formuliamo è quello di diventare pienamente quello che siamo stati chiamati ad essere 30 anni or sono.
Perché ciò possa succedere, siamo pronti ad accogliere quanti vogliano impegnarsi con noi. Tu che leggi, sentilo come un invito rivolto personalmente a te. Puoi collaborare in diversi modi: mettendo a disposizione le tue competenze, donando parte del tuo tempo, affidandoci un incarico per avvalerti di uno dei nostri servizi, destinandoci il 5 X 1000 dell’IRPEF (partita IVA 01507990875) o sostenendo economicamente qualche nostro progetto. Con questo obiettivo, non esitare a contattarci (info@centroorizzontela.it o 095320054) e l’inserimento lavorativo di tanti giovani, specialmente di quelli più svantaggiati, sarà anche merito tuo, consapevoli che quando si è aiutato anche un solo ragazzo a realizzare il suo progetto di vita, non si è cambiata solo la vita di quel giovane, si è cambiata la storia.
Contattaci ora. E benvenuto tra noi.

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