Tra le decine di curricula e lettere di presentazione inviati, dopo diversi colloqui conclusi con un “le faremo sapere”, finalmente un colloquio sembra aver sortito l’effetto desiderato: ti sei distinto e finalmente una azienda ti chiama per un secondo colloquio, alla fine del quale ti dice che puoi considerarti assunto. La ricerca di un lavoro si può ritenere conclusa.
Sulla scia dell’entusiasmo, però, è importante non farsi prendere dall’euforia, accettando il nuovo lavoro al volo, senza pensarci troppo. Potrebbe essere un errore del quale doversi pentire. Ritrovarsi a svolgere un lavoro che non piace, in un ambiente pesante o dove si è trattati male, infatti, può essere un’esperienza spiacevole, tanto quanto essere disoccupati.
Diventa importante, se ce ne sono, riconoscere i segnali d’allarme e decidere di conseguenza, cioè rifiutare e riprendere la ricerca. Il che, per quanto possa scoraggiare, a volte è la scelta migliore da fare.
Come comportarti, dunque, specialmente se qualcosa non ti convince?
Trovare lavoro oggi è come vincere un terno al lotto e non è il caso di fare gli schizzinosi. Ringrazia cortesemente, mostrati contento di entrare a far parte dell’azienda e chiedi almeno un paio di giorni per riflettere. Anche l’impresa, prima di decidere la tua assunzione, ci ha pensato su.
Cosa considerare, allora, prima di accettare?
• Il lavoro offerto è stimolante? Valorizza i tuoi studi e le tue competenze? È prevedibile una crescita professionale? Ci sono prospettive di carriera?
• Avrai certamente un coniuge, dei figli, o dei genitori dei quali prenderti cura: valuta quindi se il lavoro o l’orario richiesto è compatibile con le esigenze familiari. Se l’azienda è troppo lontana da casa o in un altro paese, rispetto al luogo dove risiedi, o se il lavoro richiede troppe trasferte, la tua vita privata potrebbe risentirne: rifletti.
• Qual è lo stato di salute dell’impresa? Informati, sulle sue condizioni finanziarie, per evitare di trovarti a cercare nuovamente lavoro nel giro di qualche mese!
• Prima di accettare o rifiutare una proposta lavorativa, a meno che si tratti di una grossa azienda, vedi di conoscere quale sarà la retribuzione. Ti sta bene lo stipendio? Qual’è la soglia minima sotto la quale non ti è possibile scendere? Se il problema fosse solo questo, prova a chiedere di più, cercando di non sbilanciarti troppo. Lavorare ed essere pagati poco, tardi o forse, non sarebbe certamente il massimo! Quindi, fai le tue ricerche online e, se conosci qualcuno all’interno dell’impresa (o che vi ha lavorato), cerca di incontrarlo.
se ti restano dei dubbi, prima di rifiutare, chiediti se quel posto di lavoro, seppure imperfetto, ti può permettere di acquisire le competenze delle quali hai bisogno per poterne successivamente cercare uno migliore o puntare più in alto.
Il comune di Cento dell’Emilia Romagna, in provincia di Ferrara, ha pubblicato un testo su come valutare una nuova offerta di lavoro da parte di chi possiede già una occupazione. Te lo riportiamo di seguito perché offre ulteriori spunti di riflessione sul nostro tema.
CAMBIARE LAVORO NON SEMPRE FA BENE
Anche se l’offerta economica e professionale sembra interessante, è importante valutare con attenzione i pro e i contro perché ci si potrebbe trovare di fronte alla delusione di aver lasciato un posto che era migliore, oppure all’incapacità di ricoprire la nuova posizione. In questo caso, il rischio sarebbe di non superare il periodo di prova o di vedersi interrompere il rapporto di lavoro.
A volte, la voglia di cambiare e l’entusiasmo verso una posizione che sembra interessante fa sì che si accetti una proposta senza aver acquisito davvero gli elementi per poterla inquadrare correttamente. Spesso, comunque, la responsabilità di una scelta sbagliata non è solo di chi accetta una nuova proposta, ma, anche se è paradossale, dello stesso selezionatore o futuro capo, che non è in grado di presentarla correttamente oppure che cerca di sedurre il candidato per portarselo “a casa” amplificando lo spazio organizzativo offerto e le prospettive di carriera. In alcune situazioni, gioca anche un meccanismo psicologico che fa sì che chi presenta l’offerta tenda a darle un’enfasi eccessiva, dato che sta parlando proprio della propria funzione.
Prima di cambiare, quindi, anche in considerazione della propria forza contrattuale rispetto al mercato del lavoro e della esigenza di trovare una nuova occupazione, converrà soffermarsi:
Su sè stessi:
• competenze e limiti professionali;
• potenzialità di sviluppo e crescita professionale;
• caratteristiche personali;
• esigenze personali;
• aspirazioni.
Sull’offerta:
1) L’azienda
• In quale anno si è costituita?
• Quali sono stati i principali cambiamenti organizzativi?
• Quali sono i suoi prodotti o servizi?
• Come si sono sviluppati?
• Qual è la fase di sviluppo che questi stanno attraversando (ideazione, lancio, sviluppo)?
• Come si posizionano rispetto ai concorrenti?
• Qual è il trend dei suoi dati economici e commerciali?
• Quali sono i dati economici e patrimoniali dell’ultimo bilancio?
• Quanti sono i dipendenti e come sono segmentati?
2) La collocazione organizzativa
Nel caso di azienda di grandi dimensioni:
• In che direzione è inserita la posizione offerta?
• Da chi dipende chi la dirige, da quali funzioni dipende?
• Quali sono le funzioni che a questa fanno capo?
• Quali posizioni ricoprono i colleghi?
Se la realtà è piccola, basterà considerare di cosa si occupano le altre persone dell’ufficio (sapendo, comunque, che i compiti altrui non saranno automaticamente i nostri).
3) La posizione proposta
• Qual è il titolo della posizione?
• Quale sarà l’attività che ci si troverebbe concretamente a svolgere? Quali i dati che dimensionano la posizione (budget, fatturato, addetti, ecc.)?
• Qual’è il principale obiettivo?
• Quali saranno i progetti da svolgere?
• Si lavorerà da soli, in coppia o in gruppo?
• In prospettiva, come si potrebbe sviluppare la posizione?
Con i nostri migliori auguri.