Si tratta di 10 atteggiamenti che sono in grado di fare la differenza in ogni contesto
della nostra esistenza, compreso, naturalmente, quello lavorativo, già a partire
dall’immagine chiediamo di noi stessi durante i colloqui di lavoro in vista della selezione del personale.
1. MATURITÀ E SENSO DI RESPONSABILITÀ
L’azienda è un mondo complesso fatto di persone, attività, processi e obiettivi che richiedono lo sforzo congiunto di più persone, lo scambio di informazioni e dati e la capacità di prendere decisioni in breve tempo in situazioni spesso non chiare. Maturità e senso di responsabilità dei singoli, anche in relazione ai gruppi di lavoro a cui appartengono e in relazione ai colleghi con cui interagiscono, sono fondamentali. In poche parole:
• conoscere o fare il possibile per conoscere le specificità del contesto in cui si è stati inseriti;
• adoperarsi in modo attivo e propositivo per inserirsi in tale contesto in modo produttivo;
• essere consapevoli di sé, dei propri punti di forza, ma anche dei propri limiti e assumersi la responsabilità dei risultati che in quello specifico ruolo si devono conseguire, nonché del proprio miglioramento, contando sulle risorse che l’azienda e l’esperienza in sé mettono a disposizione;
• essere consapevoli del fatto che ogni scelta e ogni azione producono delle conseguenze ed essere disposti ad assumersi la responsabilità di queste ultime nel momento in cui si decide di fare, dire o non dire una certa cosa;
• essere affidabili: su di noi devono contare.
2. AUTONOMIA
L’autonomia, nel nostro caso, è direttamente proporzionale al concetto di “apprendimento” (anche perché siamo alla prima esperienza e non dei professionisti affermati), ma con un qualcosa in più: vediamolo. Apprendere significa capire le logiche da semplici nozioni e stabilire dei collegamenti con le conoscenze pregresse. Comunque il punto è uno solo: “Ascoltare attivamente e comprendere l’indicazione per poi muoversi razionalmente. E piuttosto che sbagliare: fare domande”. In poche parole, con un linguaggio aziendale: “persone sveglie” che si muovono con razionalità (ragionando cautamente), spirito propositivo e che non devono necessariamente stare sempre attaccati a qualcuno perché insicuri. Un antico proverbio cinese recita: “Sento e dimentico, vedo e ricordo, faccio e imparo”, ecco! La nostra autonomia è legata
a quel “fare”. Dobbiamo muoverci con spirito intraprendente, comprendere le informazioni e metterle in pratica. Solo così impareremo qualcosa.
3. PROPOSITIVITÀ
“Chi sono io per dire che…?” “Che contributo vuoi che possa dare a persone che la sanno più lunga di me?” “Io non saprei neanche da dove cominciare a risolvere questo problema …” Ecco! Essere propositivi è esattamente il contrario. È vero: non abbiamo esperienza, siamo spaventati, poco fiduciosi delle nostre possibilità e piuttosto che sbagliare preferiamo non fare. Nulla di più sbagliato! Dobbiamo avere la forza di guardare avanti. E per farlo occorre quella vecchia ma sempre verde spensieratezza in grado di aprire la mente verso orizzonti nuovi e sconosciuti. Con questo non vogliamo dire che dovrete dimostrare di poter prendere il timone dell’azienda in poche ore dal vostro arrivo. No, non è questo. La propositività è uno stile di vita. Un modo per
essere sereni e affrontare serenamente ciò che spaventa perché non si conosce. Solo così si scoprono nuovi interessi, inclinazioni e caratteristiche nuove di se stessi che non si pensava minimamente di avere perché incastrati tra luoghi comuni e false aspettative. In poche parole mettiamoci in discussione e proviamoci. Se sbaglieremo chiederemo scusa, se faremo la cosa giusta un bel bravo/a (forse).
4. FLESSIBILITÀ
(sorella gemella dell’Apertura mentale) La curiosità e la disponibilità a mettersi in discussione sono pre-condizioni di qualunque forma di apprendimento. La disponibilità a rivedere i propri schemi e le proprie abitudini, per percorrere nuovi sentieri e scoprire nuovi modi di fare e di essere, consentono di vedere nuove opportunità, di coglierle, di scoprire nuovi aspetti di se stessi, di consolidare la fiducia che si ha nelle proprie capacità, di gestire il vecchio e il nuovo, nonché di sperimentarsi in nuove situazioni e relazioni. Accettare il cambiamento e gestirlo in modo costruttivo, essere disponibili e capaci di intravedere in una situazione diversa, o cambiata da come ce la si aspettava, qualcosa di positivo, vivere le occasioni per crescere e confrontarsi con persone e problemi diversi dalla solita routine. In poche parole: provarci. Sempre.
5. UMILTÀ E DISPONIBILITÀ AD IMPARARE
Il fatto di avere una laurea, un master e tanta carta tra le mani, che sicuramente sono costate lacrime e sangue, non significa che si sia già visto tutto, che s sia già imparato tutto quello che c’è da imparare e, in altre parole, che sia arrivato il momento di tirare i remi in barca e di “sedersi sugli allori”. In Università si apprendono modelli teorici e metodologie per affrontare i problemi. In azienda ci si confronta con i problemi concreti, ci si allena a individuare, tra le varie teorie conosciute, quelle più adatte a capire e risolvere nuovi problemi, si sviluppano capacità di azione e risoluzione di situazioni di conflitto tra idee e persone diverse. Ricordiamoci sempre: siamo al punto di partenza e non al traguardo. Umile non è colui che non si riconosce alcun merito e alcune capacità, bensì chi non vive questo suo sapere come punto di arrivo. Umile è chi, pur sapendo di sapere e di saper fare, è consapevole dei propri limiti ed ha voglia di imparare cose nuove. Umile è chi è disponibile a mettersi in discussione, a mettersi in ascolto, per imparare dagli altri. Umile è chi è non dà nulla per scontato, chi ci spera e continua a farlo: nonostante tutto.
6. SAPER FARE LE DOMANDE GIUSTE AL MOMENTO GIUSTO
Fare una domanda non è sintomo di stupidità o di ignoranza, bensì un segno di intelligenza e di voglia di capire. È chiaro: se facciamo domande per ogni cosa siamo giustamente classificabili tra i casi rari e patologici. E poiché non vogliamo certificazioni di bassa qualità meglio ponderare l’ansia. Il segreto? Domande giuste e ponderate. Equilibrio. Sempre.
7. ENTUSIASMO E CURIOSITÀ
Entusiasmo e curiosità fanno bene all’azienda. È vero. Ma non solo. Anche a chi ne è portatore sano! Essere animati dalla voglia di fare e scoprire, significa affrontare le varie attività, anche quelle più banali, con uno spirito che le rende sicuramente più “redditizie” in termini di apprendimento e di soddisfazione. Avere a che fare con una persona positiva, che sa trovare spunti e implicazioni interessanti in ogni esperienza, in ogni situazione, in ogni persona, è meglio che avere a che fare con una persona cinica, “disfattista”, che sembra vivere male qualunque situazione e relazione, che rifugge da ogni novità e opportunità, che sembra essere vittima di quanto la circonda anziché protagonista delle situazioni e delle relazioni con cui si confronta e che, per peggiorare il quadro, non lascia mai chiaramente intendere che cosa vuole e desidera. Ci vuole ottimismo!
8. PROBLEM SOLVING
Per quanto possa sembrare banale, “l’obbligo” di risolvere problemi è nel DNA di ciascuno di noi. Dal momento in cui si nasce, ci si accresce e sviluppa, il “minimo comune multiplo” è fare esperienza, “maturare”. Ma per farlo, occorre accettare un adagio alquanto rinomato: “sbagliando s’impara”. Ora, se sommiamo tutti gli errori ai problemi affrontati e moltiplichiamo il tutto per la capacità di resistenza allo stress ed alle angosce subite, il risultato è uno ed uno soltanto: “problem solving”. Filosoficamente: affrontare i problemi ed imparare a risolverli aiuta a credere nelle proprie capacità, a contare sulle proprie conoscenze e competenze. Concretamente: pure. Quindi? In azienda sarà importante non dimenticarselo.
9. ORIENTAMENTO AL RISULTATO
Si chiama obiettivo e veste elegante. In azienda sarà il nostro migliore amico e non dovremo lasciarlo un minuto da solo. La capacità di muoversi nella direzione del conseguimento di un obiettivo e/o di un risultato la si è sicuramente esercitata e sviluppata in un contesto scolastico e/o universitario, ma l’inserimento in azienda la enfatizza in quanto cisi confronta con questioni concrete, complesse, ma soprattutto che hanno effetti tangibili e immediati, coinvolgendo, tra l’altro, una pluralità di persone. I risultati ottenuti sono, in generale, il parametro su cui si viene misurati e valutati. L’esperienza in azienda serve a rinforzare o sviluppare la capacità di fare un
piano di azione una volta che si è decisa la direzione in cui si vuole andare e l’obiettivo che ci si è prefissati di raggiungere. In poche parole: la strategia ed il gioco di squadra. E fino a quando non si entra in campo, puntini, puntini, puntini.
10. TENACIA
Non arrendersi al primo problema, non nascondersi dietro ad un luogo comune, non vivere di orgoglio, non parlare alle spalle, non rinunciare mai prima di iniziare, non dire non lo so fare” se prima non lo si è provato, non avere fretta, non abbassare sempre la testa, non dimenticarsi della parola data, non illudersi, non “abitudinarizzarsi” (in italiano non esiste ma l’effetto è quello), non essere negativi, non dimenticarsi di essere vivi, non smettere mai di sbagliare.
La porta per entrare nel mondo del lavoro e starci bene, apriamola. Buona fortuna!
(Fonte: Università degli studi dell’Insubria)